mercoledì 23 ottobre 2013

Un partito per sgomberarli, una Lettera 22 per riportarli al 2013


Se lo sforzo dei portapijati potesse avere un bersaglio, questo dovrebbe essere oggi il palazzone della Rai.

Parte stasera la camomilla su Olivetti, annunciata dall'odore di incenso che normalmente aleggia attorno alle agiografie che la tv pubblica dedica ai grandi eroi della storia patria.

Invece che commuoversi per le glorie passate, gli spettatori dovrebbero cogliere l'occasione per studiare le ragioni che mossero gli americani e gli strumenti che utilizzarono per privare un Paese alleato della possibilità di sviluppare la tecnologia più importante per la storia contemporanea.
La fine che facevano gli ultimi pezzi di Olivetti, mentre a Ivrea si girava la fiction su Adriano, è nota:
http://www.linkiesta.it/olivetti-jet. E' noto anche il fatto che oggi quel che resta di Olivetti è parte di un'altra grande impresa che corre verso lo sfascio.

Ci vorrebbe un PCI a condurli per mano, dunque, prima che arrivi un PNF a portarli via a legnate.
Un partito che spiegasse a questi inetti come e perché è stata distrutta una risorsa nazionale.
Un partito che gli levasse quelle tende da selvaggi che si sono scelti per simbolo e ci mettesse, che so, una macchina da scrivere.

martedì 30 aprile 2013

Buttar giù lo studente dall'amaca



Non credo che le larghe intese abbiano molto a che fare con questa svolta, forse è soltanto una coincidenza.
Di certo a sinistra qualcosa sta cambiando.
Questa amaca di Serra dimostra che una piccola crepa nel macigno che schiaccia il 34% dei giovani italiani disoccupati per vocazione, oltre che a causa della condizione economica contingente.
Fino a ieri era un diritto inviolabile urlare in tv il proprio odio nei confronti del caimano che ha rubato il futuro (non solo e non tanto alle innocenti olgettine, ma anche e soprattutto) a tutti gli italiani onesti sotto i 40 anni.

A partire dal 27 aprile 2013 tutto questo non sarà più possibile: se vorranno urlare dalla tribuna del Tribuno dovranno precisare quali "sussidi" i nemici del Popolo stanno tagliando, dovranno dare una parvenza di senso ai loro discorsi, dovranno dare un oggetto alla loro rabbia.

Certo, non è ancora il riconoscimento delle responsabilità che, nell'aggravamento della crisi, vanno addebitate a una generazione intera, la più lagnosa. 
Non quella dei padri, ai quali sempre si imputa l'accumulazione del debito, ma quella dei figli, che da domani troveranno un granello di supporto in meno in quei giornaloni che non hanno mai rinunciato alla prospettiva della lotta studentesca del '68 ed accecati dal sogno del nuovo mondo non si sono accorti del fatto che nessuno di questi professionisti della protesta ha mai letto Gramsci.

Al massimo l'avranno sentito recitare da formigli...



lunedì 29 aprile 2013

Piccoli somari crescono e diventano precari




La storia del bimbo viziato raccontata da Gramellini mi riporta alla mente solo una voce: una ragazza che urla a Berlusconi: "Mi hai rovinato la vita, sono disoccupata" il giorno dell'elezione di Napolitano.

Questi ragazzini viziati sono gli studenti universitari che oggi fanno ricadere sul sistema i loro fallimenti e domani addebiteranno alla politica le loro difficoltà nel trovare o mantenere un lavoro, senza prendere in considerazione la possibilità di aprire una pizzeria.



http://www.lastampa.it/2013/04/27/cultura/opinioni/buongiorno/precari-e-somari-VeDpApv1lk1Xw2jPRR031J/pagina.html

BUONGIORNO
27/04/2013

Precari e somari

MASSIMO GRAMELLINI
«Ho 32 anni e un dottorato di ricerca in lingue straniere. Per sbarcare il lunario e pagare l’affitto dell’appartamento che condivido con il mio compagno ho accettato di dare lezioni private a un quattordicenne svogliato e apatico. Di fronte alla mia ennesima esortazione a cercare il significato di un verbo sul vocabolario di latino, il ragazzo si oppone perché “tanto è come dico io...” (in latino ha la media del 4).  

Cerco di spiegargli con calma che per migliorare è necessario uno sforzo maggiore - compreso quello di sfogliare le pagine del vocabolario - ma lui niente. Allora lo riprendo con maggiore enfasi, dicendogli che nello studio c’è bisogno anche di un po’ di umiltà. Diventa viola dalla rabbia, assume il tono della vittima e mi sbatte la porta di casa in faccia. Il giorno dopo ricevo un sms dalla madre del ragazzino (si faccia attenzione alla modalità di comunicazione scelta della signora). Afferma di avere constatato il turbamento del figlio a seguito delle mie ingiuste critiche. E mi spiega che il rimprovero non è un approccio corretto verso un ragazzo che andrebbe invece appassionato allo studio. In conclusione mi ha “licenziata”. Noi giovani disoccupati viviamo costantemente sotto ricatto: di un contratto a tempo, di un datore di lavoro che sfrutta la tua condizione precaria e perfino di un ragazzino viziato la cui pigrizia è alimentata da genitori che lo giustificano. Se fossi stata zitta e l’avessi assecondato, adesso avrei ancora quel lavoro. Malgrado questo, una parte di me si rallegra di avere ricevuto un’educazione diversa». 
(Lettera firmata a Specchio dei tempi). 

sabato 27 aprile 2013

Il tradimento del chirichetto

Oggi è successo qualcosa di nuovo. Molto nuovo.
Sì, certo. Un nuovo governo, il primo governo politico PD-PDL, il primo ministro incolore italiano.

Ma c'è un segnale più importante. Chieri-fazio ha trattato un ospite con scarso riguardo.
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6b4bd410-0ab1-4f9d-9ad2-8f2c77addb83.html

Si nota fin dalle prime battute: lo presenta premettendo che le cose sono cambiate, che il nuovo governo ha sconvolto tutto.
Il senso di questa frase, l'espressione, la velocità della voce dicono: <>

"senta renzi" (la minuscola sta nel tono), non lo guarda negli occhi. Anzi, guarda i fogli, l'aria seccata.

Che fine fa la rottamazione di Renzi, se neanche Fazio ci crede più?
http://www.cittafutura.al.it/Public/_Media/Site019/Monti%20e%20Fazio@@2611201200202754.jpg

venerdì 18 gennaio 2013

L'importanza del grillino



Il luogo comune vuole che i grillini siano meglio del Guru e perciò alla matita dell'anticonformista è toccato rovesciare la vulgata restituendo al megafono il primato.

Dei luoghi comuni, è vero, è vietato abusare; tuttavia, l'opinione collettiva ha sempre un fondamento.

I grillini, dunque, in certi casi sono ben più utili di Grillo:
http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1163980/Regione-Sicilia--timbrano-e-escono--cosi-i-consiglieri-si-tengono-la-diaria.html

La loro funzione storica, il loro ruolo di strumenti insufficienti nelle mani della Provvidenza sarà proprio questo: denunciare gli abusi, quelli grossolani, intollerabili, gli atteggiamenti accattoni che spesso i nostri politici pongono in essere con l'ingenuità che è propria dell'inetto.

Il rischio, naturalmente, è che la denuncia si trasformi nel monito perpetuo e continuo di Savonarola; che ogni modesta deviazione dalla regola venga considerata una intollerabile "ruberia" (parola orribile di cui impropriamente ormai si abusa perché la radice richiama immediatamente il verbo) .
Il rischio di una repubblica savonarolesca è dietro l'angolo.

giovedì 17 gennaio 2013

Si vis imperium, para bellum - Storie di ordinaria amministrazione



La stella d’Italia che assiste il soldato in trincea in una cartolina postale della Grande guerra

 La campagna elettorale per le prossime politiche sarà dominata
dalla "questione Mali".
Soppresso il moto di riso che una frase del genere dovrebbe suscitare in un normodotato, l'esame della razionalità dell'affermazione potrebbe articolarsi in questi punti (disposti in ordine di importanza crescente ed ilarità decrescente):
  1. I radicali potrebbero godersi il primato nell'attenzione sulla vicenda: la Sorte ha voluto che il segretario del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito [risata obbligatoria] fosse un membro del governo assediato.
    Purtroppo, però, nessuno ascolta Radio radicale e nessuno ascolta i radicali, neanche se sono in punto di morte.
  2. Romanone Prodi, essendo inviato speciale dell'ONU per il Sahel, potrebbe spadroneggiare in tv in barba alla par condicio parlando solo d'Africa e lanciare la sua candidatura al Quirinale.
    Peccato che l'elezione non sia diretta, che in ogni caso nessun italiano lo voterebbe, che la visibilità e la notorietà non siano un requisito ma un elemento ostativo per accedere alla massima (?) carica dello Stato.
    Certo, si potrebbe far valere a marzo l'impegno profuso per la causa comune a febbraio.
    Ma vai a fidarti di d'Alema...
  3. Finalmente, l'unico che può usare davvero l'azione militare di quello strumento inconsapevole dello Stellone d'Italia di Hollande è Mario Monti.
Monti sta facendo di tutto, in barba alle catene dell'ordinaria amministrazione, per fondare sull'eccezionalità della vicenda in corso il suo progetto di minare alla base il prossimo fantomatico governo di centro-sinistra.
Una missione italiana di guerra da far rifinanziare al prossimo governo costituirebbe una solidissima bomba ad orologeria piazzata sotto il naso di PG Bersani.

La goccia che fece traboccare il governo Prodi nel 2007, infatti, fu versata da un altro strumento della Provvidenza, Franco Turigliatto, per lavare il sangue versato dai militari italiani nel mondo.

E' vero: Vendola non è Turigliatto e non rinuncerebbe al potere per salvare i Tuareg.
Ma dietro ogni Turigliatto c'è un weltroni pronto a farsi fregare da Berlusconi, c'è un Mastella piccato perché vittima dell'accordo, ci sono i mille franchi tiratori pronti ad abbattere il governo dall'interno.

Di fronte a un rischio simile, come fare a meno dei 10-20 Senatori del Senatore a vita?

Fuori dal calcolo di Monti, però, restano due elementi fondamentali:
  • il 25 febbraio a trattare con Bersani resterà solo Casini (e a lui converrà aver già preso casa a Brussels);
  • gli stessi Senatori terzisti potrebbero non bastare.

lunedì 14 gennaio 2013

Un Presidente monarchico


http://www.blogorrea.it/wp-content/uploads/2012/12/747px-Vignetta_Manzoni.jpg 
 
Per tenere a bada la maggioranza che si era fatta (o era stata fatta) minoranza, nel 1946 fu eletto Presidente della Repubblica neonata un monarchico.
Tipiche stravaganze del mos italicum e raffinata scelta politica.

De Nicola non incarnava l'anima del patriottismo repubblicano, litigava con il Presidente del Consiglio De Gasperi, fuggiva periodicamente verso casa sua ed era scapolo.


Ora, Lui "come Einaudi, pens[a] che lo Stato spenda meno bene i soldi rispetto a quanto possono fare i cittadini" e non dubitiamo del fatto che non faticherebbe a far scrivere "La tv del Presidente" sotto il bollino di Canale 5.
Tuttavia, è chiaro che, immaginando un Cavaliere Capo dello Stato, la mente - che funziona per analogia e per contrasto - corre a chi ha sempre palesato la propria profonda disistima nei confronti della magistratura (spinta fino alla guasconata dell'invio dei Carabinieri a Palazzo dei Marescialli.).

Goliardia e forzature a parte, l'idea di sperimentare un nuovo genus di Presidente della Repubblica, in aperto contrasto con la maggioranza politica, non deve essere pregiudizialmente abbandonata perché Lui è un impresentabile.

I 100 costituzionalisti che ogni mese (fino al 2011) firmavano l'appello contro le leggi vergogna saranno ben lieti di indagare sui suoi rinvii alle Camere, sui suoi rifiuti di firmare i decreti, sulle sue esternazioni.

Per ora, però, l'argomento va affrontato in sordina, preparando i lettori di Repubblica ad un accordo che, deo gratias, andrà fatto ad urne chiuse.